Coriandolo: usi e proprietà della pianta di Carnevale

Sapevi che c’è una pianta che porta proprio il nome dei minuscoli pezzetti di carta colorata che siamo soliti lanciare durante il carnevale?

Sto parlando del coriandolo, una pianta la cui storia si intreccia col carnevale, con una storia tanto antica quanto il mondo.

Ti racconto di che pianta si tratta e cosa c’entra con il carnevale.

Caratteristiche della pianta

Il Coriandrum Sativum rientra tra le aromatiche di cui fa grande uso la cucina orientale ed è anche conosciuta come prezzemolo cinese, per la sua straordinaria somiglianza proprio con quest’altra spezia, il prezzemolo.

Appartiene alla famiglia delle Apiaceae  insieme al finocchio, cumino, aneto e il già citato prezzemolo, di cui è parente stretto.

Di questa pianta se ne usa sia il fogliame che i suoi frutti, detti impropriamente “frutti del coriandolo”, che non sono altro che semi.

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Questi semi, infatti, dal colore bruno sono la componente essenziale per la preparazione di molte ricette orientali, di recente anche utilizzata per insaporire le carni nella cucina occidentale.

Anche se la pianta è simile al prezzemolo, dal punto di vista del sapore le foglie hanno tutt’altro sapore: esse offrono alle pietanze un retrogusto piccante mentre i semi ben si prestano per un sapore agrumato e pungente.

Le proprietà

Sin dall’antichità il coriandolo vanta proprietà ricavate dagli oli essenziali sensazionali.

Proprio l’olio essenziale di coriandolo vanta ottime proprietà antibatteriche, come l’aglio, mentre l’infuso di coriandolo può essere usato per attenuare il senso di fatica, in aggiunta a un rilassante bagno caldo.

Questa pianta è inoltre nota per le sue proprietà benefiche per la salute dell’intestino. Infine, per via del suo aroma delicato, il coriandolo vanta numerosi utilizzi anche nel campo della cosmesi.

Le origini e la sua attinenza col carnevale

L’uso del coriandolo è davvero antico, risalente addirittura alla cultura egizia, quella dei faraoni per capirci, una cultura antica di migliaia di anni.

Pare che fosse una spezia sacra, offerta nei rituali che il sommo sacerdote metteva in atto per il favore degli dèi, di cui esistono raffigurazioni nelle tombe rinvenute.

Ma il nome coriandolo ha origini greche, da “corys” cioè cimice e “ander” cioè somigliante. Fu Plinio il Vecchio a identificare una certa attinenza con le cimici poiché riteneva che il suo profumo ricordasse quello delle cimici.

Ma ora l’aspetto più interessante di questa aromatica ricca di storia. Pare essere la principale responsabile della denominazione dei coriandoli, i pezzetti di carta colorata che lanciamo a carnevale.

Le feste saturnali di origine latina hanno trovato seguito nella nostra tradizione con il Carnevale ed è del 1500 la tradizione che vede protagonista di questa festività il coriandolo.

In origine, i coriandoli erano dei piccolissimi confetti colorati che venivano lanciati dai carri allegorici.

Questi confetti colorati erano realizzati proprio con i semi del coriandolo che venivano caramellati con lo zucchero e cotti a diverse temperature per dare colorazioni chiare e scuro a seconda della cottura e il caramello ne conferiva anche un particolare luccichio.

 Si tratta di una tradizione tutta italiana che trova testimonianze fino al 1800, fino a quando nel 1827 un imprenditore di Milano sostituisce i semi con dei pezzi di stoffa colorata, essendo il proprietario di una stamperia di tessuti.

Si tratta del filantropo ed imprenditore Enrico Mangili che ebbe l’idea di sostituire il coriandolo con i piccoli dischetti di stoffa che cadevano dai fori realizzati nelle stoffe.

Questa tradizione durò fino al 1827, quando un imprenditore milanese ne cambiò le sorti.


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Le immagini presenti in questo articolo sono di proprietà di Meraki s.r.l.s.

Giuseppe Iozzi
Giuseppe Iozzi
Nato a Napoli. Psicologo, col pollice verde. Ascolto i pazienti per professione, parlo alle piante per passione.