Per le Orchidee appena ricevute la tecnica dell’immersione è la migliore per innaffiarle

Innaffiare correttamente un’orchidea Phalaenopsis è uno dei passaggi fondamentali per vederla crescere forte, con radici sane e fioriture durature.

Tra tutti i metodi possibili, l’innaffiatura per immersione è di gran lunga il più efficace e sicuro, soprattutto per chi è alle prime armi. È una tecnica semplice, delicata e molto vicina a ciò che l’orchidea richiederebbe in natura: un assorbimento lento e completo dell’umidità, senza eccessi.

Ma va fatta nel modo giusto, e soprattutto al momento giusto.

Quando è il momento di innaffiare per immersione

Capire quando un’orchidea ha davvero bisogno d’acqua è il primo passo. Basta osservare le radici visibili nel vaso trasparente: se sono verdi lucide e turgide, la pianta ha ancora riserva di umidità e non va toccata. Se invece appaiono grigie o argento opaco, e magari il vaso è leggero al tatto, significa che è il momento ideale per procedere con l’immersione.

È importante anche considerare la stagione: in primavera e in estate l’orchidea richiede più acqua, mentre in autunno e inverno le innaffiature possono diradarsi. In ogni caso, l’orchidea preferisce essere un po’ più asciutta che troppo bagnata, e l’immersione aiuta proprio a dosare meglio l’umidità.

Come si fa, passo dopo passo

Il primo passo è preparare un contenitore pulito e profondo abbastanza da contenere il vaso dell’orchidea. Si può usare anche un lavabo ben lavato, oppure una bacinella. Si riempie con acqua a temperatura ambiente, meglio se piovana o decalcificata, perché l’acqua troppo calcarea può nel tempo danneggiare le radici e lasciare macchie sulle foglie.

A questo punto si prende il vaso trasparente dell’orchidea e lo si immerge nell’acqua fino quasi al bordo, senza però sommergere completamente la base della pianta. È importante che l’acqua arrivi a bagnare tutto il bark (la corteccia), ma senza toccare direttamente il colletto, ovvero il punto da cui partono le foglie.

La pianta resta immersa per circa 10-15 minuti, il tempo necessario affinché il substrato assorba bene l’acqua. Le radici, se erano grigie, torneranno di un verde vivo e brillante: è il segnale che hanno ricevuto tutta l’umidità necessaria.

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Dopo il tempo di immersione, si estrae il vaso, si lascia sgocciolare molto bene – magari inclinandolo leggermente – e si riposiziona l’orchidea nel suo coprivaso o nel suo posto abituale, assicurandosi che non resti mai acqua stagnante alla base.

Questa tecnica, se ripetuta con costanza e attenzione, permette alle radici di restare sane, forti e ben idratate. A differenza dell’innaffiatura dall’alto, che rischia di bagnare le foglie o di non distribuire uniformemente l’umidità, l’immersione garantisce che ogni radice riceva la quantità giusta d’acqua, senza sprechi né rischi.

Inoltre, è un gesto che crea una piccola routine: prendersi quei 15 minuti per innaffiare l’orchidea diventa un momento di cura e osservazione, in cui notare nuovi boccioli, controllare lo stato delle foglie e delle radici, e sentire di avere davvero un dialogo con la pianta.


Photo Credits:

Le immagini presenti in questo articolo sono di proprietà di Meraki s.r.l.s.

Gianluca Grimaldi
Gianluca Grimaldi
Da sempre sono appassionato di fiori e piante, di giardinaggio e di tutto quello che è "verde". Credo che la parola "ecologia" sia sinonimo della parola "futuro".