Quando travasi la margherita africana i fiori possono seccare improvvisamente

Quando si acquista una pianta in fiore, come la dimorfoteca – conosciuta anche come margherita africana – è naturale volerle dare subito una casa più comoda, magari un vaso più grande, un terriccio migliore e uno spazio tutto per lei. Il travaso è un gesto d’amore, fatto con entusiasmo e cura.

Eppure, capita spesso che pochi giorni dopo il rinvaso, i fiori comincino a seccarsi rapidamente, quasi a sorpresa. Petali che prima erano tesi e vivaci iniziano a piegarsi, cambiano colore e si richiudono. È facile pensare di aver sbagliato tutto, ma in realtà è un comportamento piuttosto comune.

E soprattutto, è risolvibile.

La dimorfoteca è una pianta molto resistente, ma ha un carattere tutto suo. Reagisce con una certa sensibilità ai cambiamenti, soprattutto quando viene spostata in un nuovo ambiente radicale. Il problema, in questi casi, non è il travaso in sé, ma lo stress che la pianta subisce quando deve adattarsi a un terriccio nuovo, più soffice, più umido o più drenante rispetto a quello a cui era abituata nel vaso del vivaio.

A volte, le radici entrano in una sorta di confusione: smettono di assorbire acqua per qualche giorno, come se si ritirassero, e così i fiori – che sono la parte più esigente della pianta – ne risentono subito.

La prima cosa da fare è non aggiungere subito troppa acqua. Anche se il terreno sembra asciutto in superficie, spesso è umido in profondità, soprattutto dopo il travaso.

Meglio aspettare un po’ e lasciare che la pianta si riequilibri con il suo nuovo vaso. È anche utile spostarla per qualche giorno in un punto leggermente ombreggiato, anche se è una pianta da sole: questo aiuta a ridurre l’evaporazione e permette alle radici di riprendere fiato senza che la parte aerea venga stressata ulteriormente.

Nel frattempo, i fiori secchi possono essere rimossi delicatamente. Non perché siano un problema, ma per evitare che la pianta spenda ulteriore energia nel mantenerli. Togliendoli, si invia un messaggio chiaro: è il momento di concentrarsi sulle nuove radici, non sui vecchi petali. E quando la pianta lo capisce, si rimette in moto da sola.

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Dopo qualche giorno, senza fare nulla di drastico, si noterà che nuove foglioline cominciano a crescere più robuste e, se il clima è favorevole, la dimorfoteca tornerà a produrre boccioli. E questa volta, saranno fiori più duraturi, più forti, perché cresciuti in un ambiente che è ormai familiare.

Il trucco è tutto lì: lasciare che la pianta si adatti, senza fretta e senza troppi interventi. La natura sa già cosa fare. A volte, per aiutare davvero, basta solo osservare e accompagnare.

Anche una margherita africana ha bisogno di tempo per fare amicizia con il suo nuovo vaso. E se glielo concediamo, ci ripagherà con fioriture generose e inaspettate.


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Le immagini presenti in questo articolo sono di proprietà di Meraki s.r.l.s.

Gianluca Grimaldi
Gianluca Grimaldi
Da sempre sono appassionato di fiori e piante, di giardinaggio e di tutto quello che è "verde". Credo che la parola "ecologia" sia sinonimo della parola "futuro".