I metodi geniali con cui le Piante hanno imparato a Difendersi

Cosa vuol dire che le piante si difendono, e da cosa devono difendersi? Non sono mica organismi pensanti!

Eppure, la loro capacità di adattamento ha consentito loro la sopravvivenza adottando delle soluzioni, messe a punto nel corso dell’evoluzione, davvero straordinarie.

Capiamo insieme come fanno le piante a difendersi ed in che modo conoscere i loro meccanismi di difesa può aiutarci a coltivarle al meglio.

Le spine

Le piante sono oggetto dei predatori da sempre. Quando parliamo di predatori per le piante possiamo fare riferimento sia ai parassiti, ma allo stesso tempo anche agli erbivori che si nutrono delle piante di natura selvatica, del fiore e di ogni sua parte.

Le spine proteggono e adattano il fiore per le massime possibilità di sopravvivenza. A tal proposito, il fatto che lo stelo della rosa in alcune delle varietà presenti in natura, abbia tutto il suo corpo ricoperto di spine, è un modo per proteggersi dal sole.

Se sono lunghe e molto numerose, l’esposizione dello stelo è minore.

Alcune di esse sono spine uncinate verso il basso che non hanno solo lo scopo di frenare i parassiti rosicchiatori che dal terriccio si arrampicano verso le foglie, ma assolvono anche la funzione di trattenere acqua.

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Come lo fanno? Fornendo allo stelo una superficie ruvida, tale da trattenere gocce che o ricadono sul terreno in prossimità del fusto, oppure forniscono umidità sul fusto stesso, non scivolando via.

Le foglie si muovono

Una serie di comportamenti fogliari che apparentemente sembrano non avere alcuna utilità, rappresentano per le piante veri e propri meccanismi di difesa da tutto quando possa danneggiare la struttura fogliare.

Le foglie si arrotolano

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In ambienti particolarmente aridi o secchi molte piante tendono ad arrotolare le foglie.

In questo caso la pianta riesce a difendersi in un sol colpo da diversi fattori stressanti.

Il primo a cui la pianta fa resistenza è l’assenza di umidità: arrotolando la foglia su sé stessa la pianta riesce a disperdere meno umidità dalla traspirazione e nella sua forma arrotolata ciò che disperde è contenuto come una piccola cappa contenitiva.

Se la foglia è arrotolata di certo non potrà essere bruciata dai raggi violenti del sole in una condizione di aridità e siccità.

Le foglie si chiudono al solo contatto

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Le foglie di una pianta sensibile sono rivestite da minuscoli peli che sono altamente reattivi al tatto, alla temperatura e al movimento, ripiegandosi verso l’interno quando vengono attivati.

La pianta chiude le foglie anche di notte. Questa risposta, chiamata tigmomorfogenesi, fa parte del meccanismo di difesa naturale della pianta. 

Un esempio di questo meccanismo straordinario è la comune mimosa pudica, definita anche pianta sensibile che è in grado di chiudere le sue foglioline al solo tatto.

Le foglie diventano una piccola trappola

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Le cosiddette piante carnivore hanno trovato una sola strategia per sopravvivere a due tipologie di problematiche che avrebbero potuto metterle in pericolo.

La prima problematica ha sicuramente a che fare con l’attacco dei predatori, quindi inseti voraci pronti a divorarle in ogni parte.

Inoltre, la ridotta presenza di nutrienti nel terriccio viene sostituita da quello che possono ricavare dagli insetti che intrappolano.

Su ogni trappola, cioè la parte rossa simile ad una bocca con i denti, la pianta secerne una proteina che attira gli insetti.

Non appena un insetto si posa sulla superficie viene a contatto con dei piccoli peli che vibrando attivano la trappola che si chiude intrappolando l’insetto.

Le foglie emettono tossine

Le foglie dall’aspetto ceroso come quelle della pinguicula sono pienamente ricoperte da ghiandole che secernono sostanze utili alla trappola.

Si tratta delle ghiandole penducolari che secernono un liquido colloso che ricopre l’intera foglia e capace di attrarre gli insetti che sono in cerca di acqua. Il liquido appiccicoso intrappola l’insetto che non potendo scappare e restando incollato muore.

A questo punto le ghiandole sessili cominciano a secernere enzimi digestivi che consentono il dissolversi della preda.


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Giuseppe Iozzi
Giuseppe Iozzi
Nato a Napoli. Psicologo, col pollice verde. Ascolto i pazienti per professione, parlo alle piante per passione.