Quando l’albero di Giada è troppo esposto al sole rischia queste scottature per le foglie

L’albero di giada è una pianta che ama la luce, ma le sue foglie possono facilmente scottarsi quando esposte al sole in modo errato, soprattutto nei mesi più caldi.

Le foglie scottate diventano marroni o rossastre, perdono la loro brillantezza e possono cadere.

Per evitare che questo accada, bisogna imparare a dosare bene la luce in base alla zona geografica e alla temperatura esterna.

L’albero di giada ha foglie carnose che immagazzinano acqua e nutrienti, ma questa stessa caratteristica le rende delicate nei confronti dei raggi solari diretti, specialmente nelle ore centrali della giornata.

In natura cresce in zone luminose ma non sempre esposte al sole cocente. Questo significa che in casa o in giardino va collocato in una posizione che riceva molta luce, ma con una protezione naturale o artificiale quando il caldo diventa eccessivo.

Nelle zone con estati miti

Se vivi in una zona dove le estati non superano i 28 gradi, come le regioni costiere ventilate o le aree collinari, puoi lasciare la tua pianta di giada anche in una posizione luminosa per tutto il giorno.

Qui il sole del mattino è il migliore: dolce e non aggressivo. Nelle ore pomeridiane, invece, è preferibile che ci sia un po’ di ombra parziale, magari grazie a una tenda leggera o alla protezione di un’altra pianta più alta. In queste condizioni, la pianta può anche abituarsi a qualche ora di sole diretto senza rischiare danni.

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Nelle zone con estati calde

In luoghi dove in estate la temperatura arriva regolarmente tra i 30 e i 34 gradi, la gestione deve essere più attenta. Qui il sole diretto di mezzogiorno può letteralmente bruciare le foglie, lasciando macchie bianche o marroni difficili da recuperare. La soluzione ideale è posizionare l’albero di giada in un punto dove riceve sole diretto solo al mattino, fino alle 10 o 11, e poi resti in una luce molto luminosa ma filtrata nel resto della giornata. Puoi usare una rete ombreggiante o una tenda chiara per attenuare i raggi, oppure collocarlo sotto un portico o un balcone con esposizione est.

Nelle zone con estati molto torride

Se vivi in aree dove il termometro supera facilmente i 35 gradi, come in certe zone interne o meridionali, l’albero di giada non dovrebbe mai essere esposto direttamente al sole nelle ore centrali. Il calore eccessivo, unito ai raggi diretti, porta rapidamente a scottature profonde e alla disidratazione delle foglie. In questi casi è consigliabile tenerlo in ombra luminosa per quasi tutta la giornata e concedere solo un paio d’ore di sole al mattino presto o nel tardo pomeriggio, quando i raggi sono meno intensi. Se è all’esterno, meglio spostarlo in un luogo riparato e ventilato, come una veranda luminosa o un davanzale che non riceve luce diretta.

Come abituare gradualmente la pianta al sole

Un altro errore comune è spostare bruscamente l’albero di giada da un interno ombreggiato a un balcone pieno di sole. Le foglie, non abituate, si bruciano in poche ore. Se vuoi farla stare all’aperto, soprattutto in primavera ed estate, devi abituarla gradualmente. Nei primi giorni lasciala solo in luce indiretta, poi aggiungi un’ora di sole diretto al mattino, aumentando progressivamente. In questo modo le foglie sviluppano una leggera “patina protettiva” che le rende più resistenti.

Attenzione all’acqua

Un altro dettaglio importante per evitare le scottature è la gestione dell’acqua. Se bagni la pianta e poi la lasci subito sotto il sole cocente, le foglie possono macchiarsi per effetto delle goccioline che funzionano come piccole lenti.

È sempre meglio innaffiare al mattino presto o alla sera, quando la pianta può assorbire l’umidità senza rischiare danni. Inoltre, una pianta ben idratata è più resistente al caldo, ma un eccesso d’acqua nei periodi torridi può causare marciumi: è necessario un equilibrio preciso.


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Gianluca Grimaldi
Gianluca Grimaldi
Da sempre sono appassionato di fiori e piante, di giardinaggio e di tutto quello che è "verde". Credo che la parola "ecologia" sia sinonimo della parola "futuro".