C’è un momento dell’estate in cui anche le piante che sembravano felici iniziano a mostrare segni di fatica. È quel periodo di agosto in cui il caldo diventa opprimente, l’aria si fa ferma e le stanze della casa sembrano trattenere il sole più del necessario. È in questo clima che le orchidee, spesso orgoglio del nostro salotto, cominciano a soffrire.
Chi ha una Phalaenopsis sul davanzale o una Dendrobium in veranda lo sa bene: la foglia che prima era tesa e brillante ora si affloscia, le radici sembrano disidratate e i fiori, se presenti, durano poco. Non è un caso: le orchidee, nonostante la loro bellezza delicata, hanno origini tropicali e amano il caldo, ma solo se accompagnato da umidità, aria pulita e luce filtrata.
In agosto, questi equilibri si rompono facilmente. Ma con alcune attenzioni mirate, si può aiutare la pianta a superare l’estate senza danni, mantenendola vigorosa e pronta a ripartire quando le temperature si faranno più dolci.
La prima cosa da osservare è dove si trovano. Durante l’inverno o la primavera, può essere stata perfetta quella mensola luminosa vicino alla finestra. Ma ad agosto, la stessa posizione può diventare un forno. I raggi del sole, anche se filtrati dal vetro, possono scottare le foglie, lasciando macchie giallastre o marroni che poi non vanno più via. In questa stagione, la luce va bene, ma deve essere indiretta e delicata, come quella che si trova dietro una tenda leggera o in una stanza esposta a est, dove il sole arriva solo al mattino.
Un altro nemico silenzioso è il calore secco, quello che si accumula quando non si arieggia abbastanza. Le orchidee amano l’umidità, ma non sopportano l’aria stagnante. Il segreto sta nel trovare un equilibrio tra ventilazione e protezione. Aprire le finestre nelle ore più fresche della giornata è una buona abitudine, ma attenzione alle correnti d’aria improvvise, che possono stressare la pianta e rallentare la sua crescita. Meglio creare un passaggio d’aria dolce, naturale, che rinfreschi senza colpire direttamente le foglie.
Poi c’è l’acqua, sempre protagonista nei mesi estivi. Viene spontaneo pensare che con il caldo vada aumentata, ma le orchidee – e in particolare le Phalaenopsis – non vogliono annaffiature eccessive. Il loro vaso trasparente serve proprio a questo: permette di vedere quando le radici diventano grigie e secche. Quello è il momento giusto per bagnare per immersione, mai prima. In agosto, può essere ogni cinque o sei giorni, ma dipende da quanto è ventilato l’ambiente. Un bagno d’acqua per una ventina di minuti e poi il completo drenaggio è il metodo più efficace per idratarle senza lasciare ristagni.
Per aiutare l’umidità a restare costante, si può anche vaporizzare l’aria intorno alla pianta, senza bagnare direttamente fiori e foglie. Se l’aria è troppo secca, le radici aeree si disidratano e anche le foglie cominciano a perdere turgore. Basta un piccolo spruzzo la mattina presto, prima che il sole entri nella stanza, per ridare un po’ di respiro alle radici.
Un segnale che la pianta sta soffrendo per il caldo è quando le foglie diventano molli e flosce, pur senza essere ingiallite. In quel caso non va annaffiata di più, ma bisogna verificare che la temperatura non superi costantemente i 30-32°C e che ci sia un minimo di umidità. Anche posizionare il vaso sopra un sottovaso con argilla espansa e un po’ d’acqua (senza che il fondo del vaso la tocchi) può aiutare a creare un microclima più umido.
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Infine, non è il momento di forzare la pianta con troppi fertilizzanti. Se l’orchidea è in fiore o in crescita attiva, si può somministrare un concime leggero, ma ad agosto è meglio non esagerare: lo stress da calore rallenta l’assorbimento, e troppo nutrimento può danneggiare più che aiutare.