Chi coltiva orchidee, soprattutto Phalaenopsis, può trovarsi davanti a una sorpresa: al posto di nuovi steli floreali, spuntano i keiki, cioè piccole piantine complete di foglie e radici che crescono sullo stelo principale.
È un fenomeno affascinante, ma che lascia spesso l’amaro in bocca: l’orchidea si moltiplica, ma non fiorisce. Per capire perché succede, bisogna entrare nel meccanismo di sopravvivenza della pianta.
Il keiki è, a tutti gli effetti, un “piano B”: quando l’orchidea non si sente abbastanza forte per affrontare la fioritura, investe energie nella riproduzione vegetativa.
COSA SCOPRIRAI
Perché succede davvero
Le cause principali sono due. La prima è un eccesso di azoto nei concimi: questo nutriente stimola foglie e nuovi germogli, ma frena la formazione degli steli fiorali. La seconda è una condizione di stress latente, come radici indebolite, luce insufficiente o un ciclo di riposo non rispettato. La pianta, invece di rischiare con una fioritura impegnativa, preferisce garantire la continuità della specie generando una nuova piantina. È come se stesse dicendo: “Non posso sbocciare, ma mi assicuro che una parte di me sopravviva”.
Come bilanciare la crescita
Il primo passo è osservare le radici e le foglie della pianta madre. Se sono sane e verdi, puoi permetterle di portare avanti un keiki, ma se appaiono indebolite è meglio staccarlo al momento giusto e concentrarsi sul recupero della pianta.
Per stimolare la fioritura, bisogna correggere la concimazione: in questa fase ridurre l’azoto e aumentare il potassio e il fosforo, nutrienti che favoriscono lo sviluppo degli steli fiorali. Anche la luce ha un ruolo cruciale: senza esposizione luminosa costante, i boccioli non si formano.
Un altro trucco è riprodurre un leggero sbalzo termico, soprattutto verso fine estate: spostare l’orchidea in un ambiente più fresco di notte (anche 5–6 gradi in meno rispetto al giorno) è spesso il segnale che la pianta aspetta per emettere un nuovo stelo.
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Gestire i keiki senza bloccare la fioritura
Il keiki può essere una risorsa se gestito bene. Non va rimosso troppo presto: deve avere almeno due o tre radici lunghe qualche centimetro per poter sopravvivere da solo. Se la pianta madre è in forma, puoi lasciarlo attaccato senza problemi e intanto favorire lo sviluppo di un nuovo stelo fiorale con le cure giuste. Se invece è debole, conviene staccarlo e coltivarlo separatamente, alleggerendo la madre che potrà concentrare energie sulla fioritura successiva.
Alla base di tutto c’è la capacità di trovare un equilibrio: non forzare la pianta verso la fioritura se non è pronta, ma allo stesso tempo non permettere che si concentri solo sui keiki senza mai produrre fiori. Con la giusta combinazione di concimazione, luce e temperatura, un’orchidea può riuscire a fare entrambe le cose: fiorire e moltiplicarsi.