Se ci tieni alle piante da interno prima di accendere i termosifoni fai questa lista di controlli

C’è un momento preciso, ogni autunno, in cui le piante d’appartamento cominciano a soffrire senza che ce ne accorgiamo: è quando si accendono i termosifoni per la prima volta.

Noi sentiamo il tepore come una coccola, ma loro percepiscono un cambio secco e improvviso, come se l’aria si prosciugasse. Le più comuni — Ficus, Pothos, Monstera, Calathea, Spathiphyllum, Anthurium e Orchidee — reagiscono subito, e se non interveniamo in tempo possono perdere lucentezza, foglie o addirittura radici. Prima che i caloriferi inizino a lavorare a pieno regime, serve quindi un piccolo “check” mirato, pianta per pianta, per evitare danni che poi si trascinano tutto l’inverno.

Il primo errore è lasciarle dove sono state per tutta l’estate. Il classico Ficus benjamin o la Monstera di solito vivono bene vicino a finestre luminose, ma in molte case proprio lì sotto c’è un termosifone. Quel getto d’aria calda e secca che sale di colpo asciuga le foglie più basse, facendo arricciare i margini e causando cadute improvvise di foglie.

Il Ficus è il primo a farlo: basta una notte troppo calda sotto la finestra per perdere mezza chioma. Prima di accendere il riscaldamento, va spostato di almeno mezzo metro, lasciando tra pianta e termosifone uno spazio libero dove l’aria possa salire senza colpirlo direttamente.

Lo stesso vale per la Monstera, che ama luce ma teme il calore diretto: le sue foglie grandi, seccate dal getto caldo, cominciano a mostrare chiazze marroni che sembrano bruciature. Se la tieni in salotto, posizionala più lateralmente alla finestra, in modo che riceva luce piena ma senza stare sopra il radiatore. Puoi anche sistemare una mensola di legno o una lastra di sughero tra il vaso e la fonte di calore: è un piccolo isolamento che aiuta molto.

Le Calathee, le Maranthe e le Alocasie sono ancora più sensibili. In estate apprezzano l’umidità naturale, ma con il riscaldamento l’aria interna scende spesso sotto il 40% di umidità relativa. È lì che iniziano i bordi secchi, le punte bruciate e l’arricciamento delle foglie nuove. Per loro serve creare un piccolo microclima umido: un vassoio con argilla espansa e acqua sotto il vaso, o meglio ancora un gruppo di piante vicine che si aiutino a vicenda con la traspirazione. Se la stanza è grande, un umidificatore acceso per un paio d’ore al giorno evita la disidratazione. Non serve vaporizzare continuamente le foglie: basta mantenere un’aria più morbida e costante.

Le Orchidee, soprattutto le Phalaenopsis, vanno controllate con ancora più attenzione. Il calore secco dei termosifoni fa evaporare rapidamente l’acqua dal bark, lasciando le radici disidratate anche se il substrato sembra ancora umido. Il rischio è bagnare troppo, perché si pensa che abbiano sete, e finire per far marcire le radici. La regola, prima di accendere i caloriferi, è ridurre leggermente la frequenza delle annaffiature e aumentare l’umidità ambientale: puoi sistemare le orchidee vicino a una finestra luminosa ma mai sopra un radiatore. Le radici devono restare tiepide, non calde.

Anche lo Spathiphyllum (la “pianta della pace”) cambia comportamento con il riscaldamento. Finché l’aria è fresca mantiene il suo portamento rigido e lucente, ma appena l’ambiente si secca comincia a piegarsi. Molti pensano che abbia sete e la bagnano troppo, ma la verità è che le radici smettono di respirare nel terriccio caldo.

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Prima di accendere i termosifoni, il consiglio è cambiare posizione: spostalo in una zona più luminosa e arieggiata, lontano da flussi caldi diretti, e lascia asciugare i primi tre centimetri di terriccio prima di aggiungere acqua.

Il Pothos, invece, è un sopravvissuto, ma il calore secco ne rovina le punte e schiarisce le foglie. In questo caso basta una pulizia accurata: passa ogni foglia con un panno umido per togliere la polvere, che con l’aria calda si deposita più rapidamente. Le foglie pulite traspirano meglio e resistono agli sbalzi di temperatura. Se le radici aeree diventano marroni e secche, è un segno che l’ambiente è troppo asciutto: puoi avvolgerle leggermente con muschio umido o spostare la pianta in un punto più ombreggiato, lontano dal flusso caldo.

Lista delle cose da fare

  • Spostare le piante lontano dai radiatori (almeno 50 cm di distanza).
  • Verificare la luce: spostare le piante verso finestre luminose ma senza correnti fredde.
  • Creare umidità: usare vassoi con argilla espansa e acqua, o un umidificatore.
  • Ridurre le annaffiature: controllare il terreno con le dita prima di bagnare.
  • Pulire le foglie con un panno umido per togliere la polvere accumulata.
  • Controllare il drenaggio: i sottovasi non devono trattenere acqua stagnante.
  • Riunire le piante tropicali (Calathea, Anthurium, Spathiphyllum) per creare un microclima umido.
  • Arieggiare la stanza brevemente ogni giorno, evitando getti diretti di aria fredda.
  • Osservare nei giorni successivi: punte secche o foglie molli indicano che serve un piccolo aggiustamento.

Un aspetto che spesso si dimentica è la luce. Con i termosifoni accesi, le finestre restano chiuse e la luce naturale si riduce. Prima di accendere, controlla come cambia l’illuminazione durante la giornata: la maggior parte delle piante tropicali, abituate alla luce costante, soffre più per mancanza di luminosità che per freddo.

Meglio avvicinarle alle finestre o usare una lampada a luce fredda per integrare le ore più buie. L’errore tipico è tenerle troppo lontane “per proteggerle dal caldo”, finendo invece per togliergli la luce di cui hanno bisogno.

Infine, serve un controllo generale del terreno. Prima che inizi la stagione del riscaldamento, è bene smuovere leggermente la superficie, togliere eventuale polvere o residui, e assicurarsi che il vaso dreni bene. Il calore accelera l’evaporazione superficiale ma non quella interna: il terreno può sembrare secco sopra e restare umido sotto. Toccalo sempre con le dita o usa un bastoncino per capire la reale umidità. Se il vaso è pesante e freddo, meglio non aggiungere acqua.


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Gianluca Grimaldi
Gianluca Grimaldi
Da sempre sono appassionato di fiori e piante, di giardinaggio e di tutto quello che è "verde". Credo che la parola "ecologia" sia sinonimo della parola "futuro".