L’Amaryllis belladonna, spesso chiamata anche giglio della Madonna o giglio rosa, è una pianta bulbosa che sorprende per la sua fioritura spettacolare a fine estate e inizio autunno.
I suoi steli lunghi e nudi, sormontati da grandi fiori rosa profumati, spuntano quando meno ce lo si aspetta, regalando uno spettacolo unico. Ma dietro questa apparente magia c’è una regola fondamentale: l’acqua.
Sapere quando, quanto e come innaffiare l’Amaryllis belladonna è la chiave per avere piante sane e fioriture abbondanti, ed è proprio qui che molti principianti si confondono.
COSA SCOPRIRAI
La frequenza giusta
L’Amaryllis belladonna ha un ciclo particolare: in estate entra in riposo vegetativo, con il bulbo che sembra dormire, e poi improvvisamente emette gli steli fiorali. In questa fase di riposo estivo non bisogna innaffiare, o al massimo appena inumidire leggermente il terreno per non far seccare troppo il bulbo. L’errore più comune è bagnare troppo proprio quando la pianta non ne ha bisogno: in quel caso, le radici rischiano di marcire.
Quando invece gli steli cominciano a spuntare, da fine agosto in avanti, inizia il momento di riprendere le annaffiature. Qui la regola è mantenere il terreno leggermente umido, bagnando una volta ogni 7-10 giorni, a seconda del clima. Dopo la fioritura, quando spuntano le foglie verdi che serviranno al bulbo per accumulare energie per l’anno successivo, si deve continuare a bagnare con regolarità, sempre senza esagerare.
La quantità e il metodo migliore
L’Amaryllis belladonna non ama avere le radici immerse nell’acqua, quindi la regola è bagnare bene ma lasciare che il terreno dreni completamente. Una buona pratica è versare l’acqua lentamente sul terreno, vicino al bulbo ma senza bagnare direttamente la parte superiore, in modo che l’acqua penetri gradualmente fino alle radici. È meglio evitare di innaffiare dall’alto con getti forti o lasciare acqua stagnante nel sottovaso: il bulbo è molto sensibile ai ristagni.
Il tipo di acqua da preferire
Un dettaglio che può sembrare banale, ma che fa la differenza, è il tipo di acqua. L’Amaryllis belladonna cresce meglio se si usa acqua piovana o demineralizzata, povera di calcare, perché un eccesso di sali può indurire il terreno e ostacolare l’assorbimento dei nutrienti. Se si usa l’acqua del rubinetto, è utile lasciarla riposare per almeno 24 ore in un contenitore aperto, così che il cloro evapori.
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Quando non innaffiare
Il momento in cui bisogna resistere alla tentazione di prendere l’annaffiatoio è durante il riposo vegetativo estivo: quando le foglie sono ormai secche e non resta che il bulbo nel terreno. In questa fase la pianta è in stand-by e non trae beneficio dall’acqua. Anzi, un’eccessiva umidità può compromettere il bulbo e ridurre la possibilità di rifioritura.
In definitiva, innaffiare l’Amaryllis belladonna significa seguire da vicino il suo ciclo naturale: poco o nulla in estate, un po’ di regolarità quando fiorisce e durante la crescita delle foglie, e di nuovo una pausa quando si ritira. È un equilibrio che si impara osservando la pianta, e che una volta compreso regala ogni anno lo spettacolo dei suoi grandi fiori rosa.