Fai questi piccoli gesti per preparare la dipladenia al riposo invernale

Quando la Dipladenia — o Mandevilla, come la chiamano nei vivai — comincia a perdere qualche foglia e a rallentare la crescita, molti pensano che stia male. In realtà, sta solo preparandosi al riposo invernale, una fase del tutto naturale nel suo ciclo vitale.

È il suo modo per resistere ai mesi freddi e ripartire con ancora più forza in primavera. Ma per far sì che questa pausa sia rigenerante e non un periodo di sofferenza, bisogna imparare ad accompagnarla passo dopo passo, assecondando i suoi ritmi invece di forzarli.

La Dipladenia è una pianta tropicale, abituata a estati lunghe e calde, con luce intensa e aria costante. Quando in Italia arrivano i primi cali di temperatura — spesso già a fine ottobre — il suo metabolismo cambia. Le radici smettono di assorbire con la stessa energia, le foglie iniziano a perdere lucidità e i fiori si fanno più radi fino a scomparire.

Non è una malattia: è un ritmo biologico programmato, una strategia di sopravvivenza. Se continuassimo a trattarla come fosse in piena estate, con acqua e concime regolari, la forzeremmo in una direzione che non può sostenere.

Il primo passo è accettare che la pianta ha bisogno di riposo, proprio come noi. Quando le temperature scendono sotto i 10–12 gradi, la Dipladenia va spostata in un luogo riparato, al chiuso o in veranda, dove la luce resta buona ma l’aria è più stabile. Non serve metterla in un ambiente caldo: anzi, se resta a 15–18 gradi, con una luce naturale filtrata, entra nella sua pausa in modo graduale.

È importante che la pianta non subisca sbalzi improvvisi — per esempio passare da un balcone freddo a una stanza calda — perché lo shock termico può farle perdere in pochi giorni tutte le foglie. Meglio spostarla poco alla volta, tenendola qualche ora al giorno in un luogo più protetto prima del trasferimento definitivo.

Durante questo periodo, l’acqua deve diventare un gesto misurato. Le radici della Dipladenia in inverno sono lente, e il terriccio impiega molto più tempo ad asciugarsi. Continuare a bagnare con la stessa frequenza dell’estate significa rischiare il marciume. La regola è semplice: tocca il terreno con un dito e annaffia solo quando è completamente asciutto, senza lasciare ristagni nel sottovaso. È un modo per rispettare il respiro della pianta, che in questa fase vive “a ritmo ridotto”.

Un altro errore comune è concimare la dipladenia durante la pausa. In autunno la pianta non ha più bisogno di nutrienti: le sue radici non li assorbirebbero, e i sali minerali si accumulerebbero nel terriccio rendendolo più pesante. L’ultimo concime andrebbe dato a fine settembre, preferendo uno a base di potassio per rinforzare i tessuti. Da novembre in poi, la pianta deve riposare “a dieta”.

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Con il passare delle settimane, vedrai che la Dipladenia si ferma completamente: i rami si irrigidiscono, qualche foglia cade, i nuovi germogli si bloccano. È il momento in cui non bisogna toccarla troppo. Puoi solo ripulirla leggermente, togliendo fiori secchi o foglie appassite, e controllare che il terreno resti leggermente asciutto e areato. Se vuoi aiutarla, puoi spolverare le foglie rimaste con un panno umido: la pianta non ha bisogno di forza, ma di equilibrio.

Il vero riposo dura fino a marzo. Quando le giornate iniziano ad allungarsi e la luce diventa più intensa, la pianta si “risveglia”: noterai gemme più gonfie e un verde nuovo che spunta dai rami. Solo allora puoi riprendere ad annaffiare con più regolarità e dare un primo concime leggero. È il segnale che la pausa ha funzionato: la Dipladenia ha conservato la sua energia e ora è pronta a ripartire.

Accompagnarla in questo periodo non significa solo proteggerla dal freddo, ma rispettare la sua natura ciclica. È un esercizio di osservazione e di ascolto: capisci che la vitalità non sta solo nella crescita, ma anche nella capacità di fermarsi. Chi coltiva Dipladenia lo sa bene — le piante che riposano bene in inverno sono quelle che, in primavera, esplodono di nuovi tralci e fiori che sembrano non voler più smettere.

Così, quando la tua pianta sembra addormentata, non preoccuparti. Sta semplicemente facendo ciò che la natura le chiede: si ricarica.


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Le immagini presenti in questo articolo sono di proprietà di Meraki s.r.l.s.

Giulia F.
Giulia F.
Quando non sto digitando al computer, probabilmente mi troverete nel mio giardino personale, intenta a parlare con le mie piante—sì, è una cosa vera, aiuta la crescita! Mi sono innamorata del giardinaggio fin da piccola, grazie a mia nonna che mi ha trasmesso l'amore per la terra e le mani sporche di fango. Sì, sono quel tipo di persona che sente il bisogno di toccare le piante quando passeggia in un vivaio o in un giardino pubblico. Non posso farci niente, è più forte di me!