Marciume radicale dell’orchidea: come identificarlo e trattarlo

Il marciume radicale è la causa più frequente di disfatta per le belle orchidee.

Occorre sapere di cosa si sta parlando, imparare a prevenirlo e anche curarlo nel modo più opportuno.

Vediamo insieme come identificare il marciume radicale per l’orchidea e come intervenire.

I segnali evidenti del marciume radicale

Riconoscere il marciume radicale non è difficile se si osservano con attenzione le foglie e le radici.

Le foglie appaiono flosce e molli al tatto, mentre normalmente dovrebbero essere solide e turgide.

Anche la mancanza di fiori è un chiaro segnale che qualcosa non va. Le radici aeree, che normalmente sono verdi e sode, diventano fragili e cambiano colore, virando verso un marrone spento o nero.

Nel caso delle orchidee terrestri, come il cymbidium, sollevare la pianta dal vaso rivela radici molli e marroni, segno inequivocabile di marciume.

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Se ignorate troppo a lungo, queste radici marce si disfano completamente, lasciando la pianta senza la sua fondamentale struttura di sostegno. Tuttavia, anche in assenza di radici nel terreno, un’orchidea può essere salvata se conserva almeno una radice aerea sana da cui poter ricominciare.

Le cause principali: troppa acqua e scarsa aerazione

Il marciume radicale è spesso causato da un’eccessiva irrigazione che lascia le radici immerse in acqua stagnante, condizione letale per la pianta. Ma non è solo l’acqua in eccesso a creare problemi: un altro fattore determinante è la mancanza di un adeguato flusso d’aria all’interno del terriccio.

I substrati per orchidee sono solitamente composti da miscele di torba di sfagno, perlite, corteccia di abete e altri materiali organici.

Con il tempo, questi componenti si degradano e si sbriciolano, rendendo il terreno più compatto e meno arieggiato. Quando l’aria non circola correttamente, il terreno resta umido più a lungo, causando un “soffocamento” delle radici anche se non si annaffia eccessivamente.

In pratica, un substrato troppo compatto può provocare lo stesso effetto di un’eccessiva irrigazione, creando un ambiente ideale per il marciume.

Come intervenire: tagliare e ripristinare

Appena si nota che le radici stanno marcendo, è fondamentale intervenire rapidamente. Utilizzando forbici o potatori ben sterilizzati, si devono rimuovere tutte le radici nere e molli, che non si riprenderanno più.

Vanno conservate solo le radici verdi e sode. Questo taglio permette alla pianta di concentrare le energie sulle nuove radici sane che riuscirà a sviluppare, favorendo così la ripresa.

Due metodi per salvarla

Quando il danno alle radici è grave, la situazione può sembrare disperata, ma esistono metodi efficaci per salvare un’orchidea apparentemente morente.

Il primo metodo prevede l’uso di muschio di sfagno e un sacchetto di plastica trasparente per creare un ambiente umido ma controllato. Dopo aver inumidito il muschio senza esagerare, lo si posiziona all’interno del sacchetto insieme alla pianta, facendo attenzione a non farli toccare direttamente.

All’interno del sacchetto è utile spruzzare un fungicida per evitare la formazione di muffe. Questa “mini-serra” mantiene un alto tasso di umidità che favorisce la crescita di nuove radici, un processo che richiede circa un mese.

Il secondo metodo consiste nel rinvasare direttamente la pianta in un substrato fresco, anche senza radici per ancorarla. In questo caso, si può fissare la pianta a un supporto stabile, utilizzando materiali che non trattengono l’umidità in eccesso.

Sopra il substrato si stende uno strato leggero di muschio di sfagno per mantenere l’umidità intorno alle radici in crescita. Questo approccio permette di far sviluppare le nuove radici direttamente nel terreno, evitando sbalzi improvvisi nelle condizioni di crescita.

Effettua una buona prevenzione

La prevenzione è fondamentale per mantenere le radici sane.

Un’asciugatura rapida del substrato è essenziale, quindi bisogna scegliere un vaso delle dimensioni giuste: non troppo grande, ma che permetta alle radici di espandersi senza ristagnare nell’umidità.

Il rinvaso periodico, preferibilmente ogni uno o due anni, aiuta a sostituire il terriccio ormai degradato con un substrato fresco che garantisce un buon drenaggio e un corretto flusso d’aria.

Solo in questo modo si evita che le particelle più fini si compattino, soffocando le radici e favorendo la formazione del marciume radicale.


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Giuseppe Iozzi
Giuseppe Iozzi
Nato a Napoli. Psicologo, col pollice verde. Ascolto i pazienti per professione, parlo alle piante per passione.