Ho capito solo dopo molto tempo che commettevo 3 errori nell’innaffiare le mie orchidee

Le orchidee sono croce e delizia della mia collezione di piante!

Certamente bellissime, non nego che spesso mi abbiano messo a dura prova iniziando a manifestare sintomi di malessere nonostante credessi di star facendo tutto abbastanza correttamente.

Beh, il mio caso non è certo una rarità, così come ho scoperto confrontandomi con altri miei amici appassionati delle piante. Nel mio caso, proprio attraverso il confronto, ho scoperto solo dopo molto tempo che commettevo alcuni imperdonabili errori nell’innaffiare le orchidee.

Lascia che te li elenchi così che tu possa correre ai ripari prima di quanto abbia fatto io!

Le innaffiavo spesso dall’alto

Per chi come me è alle prime armi con le piante, e nello specifico con le orchidee, non sarà certo strano innaffiarle semplicemente dall’alto.

In effetti, si tratta del metodo più semplice e pratico per innaffiare le nostre orchidee, spesso il migliore da utilizzare nei mesi di riposo vegetativo della pianta quando questa non ha bisogno di grandi quantità d’acqua.

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Nei mesi caldi, in particolare in quelli estivi, le innaffiature dall’alto possono essere a volte insufficienti per dissetare la nostra orchidea.

Con questo tipo di innaffiata, infatti, andiamo solitamente a bagnare solo la parte superficiale del substrato così che le radici non riescono ad attingere tutta l’acqua di cui hanno veramente bisogno.

Il modo migliore per innaffiare l’orchidea è, come ho scoperto ahimè troppo tardi, per immersione, ossia mettendo la pianta in una bacinella o un lavandino con dell’acqua che l’orchidea, tramite i fori di drenaggio sul fondo del vaso, riesce ad assorbire.

In questo video, puoi vedere meglio come fare senza commettere errori.

A volte le lasciavo troppo in ammollo

Proprio come ti dicevo, l’orchidea andrebbe innaffiata dal basso, ossia per immersione. Questo metodo è il migliore soprattutto nei mesi estivi quando l’afa fa sì che la pianta abbia necessità di maggiori quantità d’acqua.

Tuttavia, non sempre è semplice trovare un equilibrio e capire quanto tempo la pianta deve essere lasciata in ammollo ossia nella bacinella o nel lavandino pieni d’acqua.

In generale il tempo corretto va dai 10 ai 15 minuti.

Inizialmente, invece, tendevo a lasciare le orchidee in ammollo troppo a lungo. Il risultato era quello di far impregnare troppo il substrato così che le radici della pianta restavano bagnate troppo a lungo. Non lo sapevo, ma il rischio che le radici iniziassero a marcire era davvero alto!

Il consiglio che mi sento di darti è quello di tenere la pianta in ammollo per il tempo consigliato. Se, però, ti rendi conto che la pianta ha bisogno di più acqua, aumenta il tempo di ammollo ma non di molto.

Non le lasciavo “scolare”

Un altro imperdonabile errore che commettevo all’inizio della coltivazione di questa meravigliosa pianta era che, dopo averla innaffiata per immersione, non lasciavo scolare l’acqua in eccesso.

Se hai storto un po’ la faccia, proverò a spiegarmi meglio. Dopo averla innaffiata per immersione, la pianta va sollevata e tenuta in alto per alcuni secondi così che l’acqua in eccesso defluisca attraverso i fori di drenaggio sul fondo del vaso.

A questo punto, l’orchidea va messa nel suo sottovaso ma, dopo circa 40-60 minuti, il sottovaso (che si sarà riempito un po’ di nuova acqua in eccesso) va svuotato. In questo modo, si eviterà che la pianta resti in un ambiente umido o bagnato troppo a lungo.


Photo Credits:

Le immagini presenti in questo articolo sono di proprietà di Meraki s.r.l.s.

Gianluca Grimaldi
Gianluca Grimaldi
Da sempre sono appassionato di fiori e piante, di giardinaggio e di tutto quello che è "verde". Credo che la parola "ecologia" sia sinonimo della parola "futuro".