Come evitare che vento e pioggia rovinino i fiori di dalia

Le dalie sono attrici splendide ma capricciose: più i fiori sono grandi e perfetti, più il loro peso diventa un invito per il vento a piegarle e per la pioggia a spezzarle.

Proteggerle non significa coprirle tutto il tempo, ma preparare la scena perché, quando arrivano scrosci e raffiche, la pianta resti in piedi e i petali non si macchino.

La dalia sopporta il brutto tempo se ha un sostegno già pronto quando cresce. Appena la pianta arriva al ginocchio, infila un tutore solido (bambù spesso, spirale metallica o palo in fibra) a pochi centimetri dal fusto principale e legala con un legaccio morbido in figura a otto: da un lato il tutore, dall’altro il fusto, nodo centrale cedevole.

Ogni 25–30 centimetri che la pianta sale, aggiungi una nuova legatura. Se coltivi varietà grandi o dinner plate, pensa a un recinto: quattro pali agli angoli del cespo e uno o due anelli di spago tesi attorno, come una cintura invisibile che trattiene i rami senza stringere i boccioli. È questo telaio discreto a salvare i fiori quando il vento prova a scompigliarli.

C’è un altro trucco poco appariscente: pinzare l’apice quando la pianta è alta una ventina di centimetri. Così i rami si moltiplicano, diventano più corti e robusti e il baricentro scende. In cima otterrai più capolini, leggermente più piccoli ma molto più resistenti alle raffiche.

Evitare il peso dell’acqua

La pioggia rovina i petali non solo per l’impatto, ma per il peso che si accumula sui fiori aperti. Lavora sulla distribuzione: mantieni la chioma ariosa, togli i fiori finiti alla base del peduncolo e non lasciare boccioli schiacciati gli uni sugli altri.

Prima che arrivi un fronte piovoso, passa tra le piante e solleva i capolini pesanti con un secondo legaccio, poco più alto del primo: l’angolo del peduncolo cambia di qualche grado, a sufficienza perché l’acqua scivoli via invece di ristagnare.

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In aiuola, uno strato di pacciamatura (corteccia fine o paglia pulita) impedisce gli schizzi di fango che macchiano i petali chiari e, a pioggia finita, l’evaporazione è più uniforme: meno condensa, meno botrite.

Se coltivi in vaso, prepara una posizione riparata sotto una gronda o una tettoia leggera e portaci i contenitori solo durante lo scroscio: i fiori restano asciutti, il vento picchia meno e il terriccio non diventa pantano.

Il giorno del temporale

Quando il meteo annuncia vento e acqua, il lavoro è rapido. Controlla e stringi le legature senza soffocarle, aggiungi un anello di spago al corral se la chioma è cresciuta, orienta i capolini più grandi leggermente di traverso rispetto alla direzione del vento. Se hai una varietà davvero pesante in piena fioritura, infilale accanto un tutore a Y e appoggia il peduncolo nel braccio: è un gesto di trenta secondi che evita rotture. In vaso, appesantisci la base con un mattone o sposta il contenitore su un lato del balcone dove le raffiche arrivano smorzate.

Per piogge lunghe e fredde, un velo di tessuto non tessuto teso su due archetti sopra la fila tiene asciutti i fiori senza chiudere l’aria: lo metti poco prima del peggioramento e lo togli appena schiarisce.

Dopo il maltempo

Appena smette, passa tra le piante a scrollare delicatamente i capolini che trattengono gocce nelle pieghe. Rimuovi i fiori spezzati o infradiciati alla base del peduncolo: non sono persi, stanno proteggendo gli altri ma diventerebbero focolaio di botrite. Se qualche ramo si è piegato senza spezzarsi, riallinealo al tutore e aggiungi un legaccio provvisorio più alto: spesso si raddrizza in un paio di giorni.

Apri il cespo togliendo due o tre foglie interne grosse all’altezza del ginocchio: passa più aria, i petali asciugano in fretta, i funghi hanno meno occasione.

Nel giorno successivo, non bagnare: il suolo è già saturo. Torna a irrigare solo quando i primi cinque centimetri sono asciutti. È qui che si vincono le muffe post-temporale.


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Gianluca Grimaldi
Gianluca Grimaldi
Da sempre sono appassionato di fiori e piante, di giardinaggio e di tutto quello che è "verde". Credo che la parola "ecologia" sia sinonimo della parola "futuro".