Per scegliere bene il pellet va capito prima il tipo di legno che è più adatto

Non tutti i pellet sono uguali. Anche se a prima vista possono sembrare identici, piccoli cilindri chiari di segatura compressa, in realtà la pianta di provenienza, da cui derivano gli scarti di legno, fa un’enorme differenza, sia nel rendimento termico che nella qualità della combustione.

Chi usa la stufa quotidianamente lo sa: un pellet può profumare di bosco e bruciare in modo pulito, mentre un altro può annerire il vetro o lasciare troppa cenere.

Tutto dipende dal tipo di legno da cui è stato ricavato. Conoscerne le caratteristiche è il primo passo per scegliere consapevolmente e ottenere più calore, meno sprechi e maggiore durata dell’impianto.

Pellet di faggio

Il pellet di faggio è tra i più diffusi in Italia, apprezzato per la sua alta resa calorica e la fiamma luminosa. Il legno di faggio è denso e ricco di lignina, sostanza che ne aumenta il potere calorifico, garantendo una combustione intensa e costante. È la scelta ideale per chi desidera un riscaldamento rapido e un ambiente accogliente in poco tempo.

Tuttavia, il faggio produce una quantità di cenere leggermente superiore rispetto ad altre essenze e tende ad annerire più velocemente il vetro della stufa se la qualità del pellet non è ottimale. Per questo è importante orientarsi verso prodotti certificati ENplus A1, che garantiscono un basso contenuto di umidità e di impurità.

Pellet di abete

Il pellet di abete, soprattutto quello derivato da abete bianco o rosso, si distingue per una combustione estremamente pulita. Ha un contenuto di resina naturale che, bruciando, rilascia una fiamma più morbida e stabile. Il vantaggio maggiore è la bassa produzione di cenere, che significa meno manutenzione e maggiore efficienza nel tempo.

L’abete, però, ha un potere calorifico leggermente inferiore rispetto al faggio, quindi impiega più tempo a riscaldare grandi ambienti. È perfetto per stufe ventilate o moderne caldaie a pellet, dove la gestione automatica della combustione sfrutta al massimo la sua regolarità. Inoltre, lascia un piacevole aroma di legno fresco che molti trovano più gradevole del faggio.

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Pellet misto

Molti produttori offrono pellet misti, ottenuti da una miscela di faggio e abete, spesso in proporzione 70/30 o 50/50. Questa combinazione sfrutta il meglio di entrambi: la forza calorica del faggio e la pulizia dell’abete.

Il risultato è un pellet versatile, adatto a quasi tutte le stufe, con buon equilibrio tra temperatura e manutenzione. È una soluzione perfetta per chi vuole prestazioni costanti durante tutto l’inverno senza dover scegliere tra calore intenso e praticità di gestione.

Il lato negativo è che la qualità può variare molto da produttore a produttore: se la miscela non è ben calibrata, si rischia di avere cenere e residui in eccesso.

Pellet di pino

Il pellet di pino ha un potere calorifico tra i più alti, grazie al contenuto di resine. Produce una fiamma viva e calda, adatta a case grandi o poco isolate, dove serve una spinta termica maggiore. Tuttavia, la presenza di resina comporta più fuliggine e ceneri, con la necessità di pulire più spesso il braciere.

È una scelta consigliata solo per impianti ben ventilati e canne fumarie in acciaio, capaci di gestire i residui della combustione senza incrostazioni.

Pellet di betulla

Alcuni pellet di importazione, soprattutto dai paesi baltici o scandinavi, sono realizzati in betulla, ontano o pioppo. La betulla, in particolare, offre una combustione omogenea e un profumo delicato, con poca cenere e fiamma chiara. Tuttavia, ha una resa calorica leggermente inferiore rispetto al faggio e tende a bruciare più rapidamente.

Sono pellet perfetti per chi accende la stufa in modo discontinuo, magari solo la sera o nei weekend, e cerca un legno “pulito” che non sporchi troppo il vetro.


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Gianluca Grimaldi
Gianluca Grimaldi
Da sempre sono appassionato di fiori e piante, di giardinaggio e di tutto quello che è "verde". Credo che la parola "ecologia" sia sinonimo della parola "futuro".