Come innaffiare l’erica

L’erica è una pianta che inganna facilmente: piccola, compatta e coperta di fiorellini delicati, sembra fragile, ma in realtà ha una resistenza naturale che le permette di vivere in terreni poveri e acidi.

Il segreto, però, sta nelle radici: sottili, fitte e superficiali, che si estendono soprattutto nei primi centimetri di terreno. È proprio questa caratteristica a renderla molto sensibile al modo in cui viene bagnata.

Se si esagera con l’acqua, le radici non respirano più; se invece il terreno rimane troppo secco, la pianta non riesce a pescare umidità sufficiente e appassisce rapidamente.

La frequenza giusta in base alla stagione

Non esiste una regola fissa che vada bene sempre. In primavera e in autunno, quando il clima è mite e il terreno trattiene meglio l’umidità, l’erica gradisce innaffiature moderate, ogni volta che il terriccio comincia ad asciugarsi in superficie.

In estate, soprattutto se coltivata in vaso, la situazione cambia: il caldo asciuga velocemente il terriccio e la pianta può soffrire in poche ore. Qui è importante controllare con le dita: se i primi due centimetri di terra sono asciutti, è il momento di bagnare. In inverno, invece, la pianta rallenta e richiede pochissima acqua, ma non bisogna mai lasciarla completamente a secco per settimane.

Come bagnare senza sbagliare

Il modo in cui si innaffia fa la differenza. Non basta versare acqua in superficie: il terreno deve essere bagnato in profondità, ma senza creare ristagni. L’acqua va data lentamente, così da permettere al terriccio di assorbirla gradualmente e raggiungere tutte le radici.

Un trucco utile è appoggiare il vaso in una bacinella con un paio di centimetri d’acqua per dieci minuti, lasciando che il terriccio si impregni dal basso. Dopo, il vaso va sollevato e lasciato scolare bene. In questo modo si evita il rischio che solo lo strato superficiale resti umido e che le radici più profonde restino secche.

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L’acqua per un terreno acido

L’erica, come tutte le piante acidofile, non tollera acque ricche di calcare. Se si usa l’acqua del rubinetto in zone dove è molto dura, col tempo il terreno cambia pH e le radici non riescono più ad assorbire ferro e altri nutrienti, facendo ingiallire le foglie.

Per questo l’acqua piovana è la scelta migliore: morbida, leggera e naturalmente adatta a mantenere il terreno acido. In alternativa, si può usare acqua del rubinetto lasciata riposare 24 ore oppure acqua demineralizzata mescolata a quella normale.

Segnali di errore nelle innaffiature

Se l’erica riceve troppa acqua, lo dice chiaramente: le foglie diventano molli, la base dei rami annerisce e la pianta inizia a perdere compattezza. Se invece è troppo assetata, i fiori appassiscono in blocco e le foglie diventano secche e fragili. Intervenire subito, regolando il ritmo delle innaffiature e verificando il drenaggio, è l’unico modo per riportarla in equilibrio.


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Gianluca Grimaldi
Gianluca Grimaldi
Da sempre sono appassionato di fiori e piante, di giardinaggio e di tutto quello che è "verde". Credo che la parola "ecologia" sia sinonimo della parola "futuro".