Capita spesso di sentire parlare della “pianta dell’incenso”, soprattutto tra chi ama coltivare piante aromatiche o ornamentali.
Tuttavia, è importante sapere che questa piantina, pur profumata, non ha nulla a che vedere con l’incenso utilizzato nei riti religiosi.
La confusione nasce semplicemente dal nome, ma si tratta di due realtà completamente diverse, sia per origine botanica che per utilizzo.
Vediamo insieme perché la piantina di incenso non è da confondersi con l’incenso rituale.
COSA SCOPRIRAI
Due origini molto diverse
La pianta che troviamo comunemente nei giardini è il Plectranthus, una specie appartenente alla famiglia della menta.
La pianta chiamata incenso è coltivata in tutto il mondo per la sua resistenza e per il gradevole profumo che sprigiona dalle foglie, simile a quello della canfora o della menta.
Le sue origini si trovano nelle regioni calde dell’Africa, ma si è diffusa con facilità anche in Europa come pianta ornamentale. Ha un aspetto compatto, con foglie carnose e spesso bordate di bianco.
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Al contrario, l’albero da cui si ricava l’incenso rituale cresce in ambienti aridi, spesso rocciosi, e richiede anni per svilupparsi a sufficienza da produrre la preziosa resina.
Gli esemplari di Boswellia sacra si trovano principalmente in Oman, Yemen, Somalia e in alcune zone dell’India, dove vengono incisi per raccogliere il liquido aromatico che, solidificandosi, dà origine all’incenso.
Usi quotidiani e significati spirituali
Nel quotidiano, la pianta di incenso viene apprezzata soprattutto per il suo potere decorativo e per la sua capacità di tenere lontani gli insetti, grazie al suo profumo intenso.
Viene spesso usata in balconi e terrazze, dove prospera facilmente anche in vaso. Non viene bruciata né utilizzata in contesti spirituali: il suo ruolo resta legato all’estetica e all’aromaterapia leggera.
L’incenso rituale, invece, ha un significato ben più profondo. La sua resina viene bruciata da millenni in cerimonie religiose e spirituali, dalle liturgie cristiane ai riti induisti e buddisti.
Il fumo che sprigiona è considerato simbolo di purificazione e di elevazione dell’anima, oltre a essere un elemento sacro che accompagna preghiere e meditazioni.
Diversità nelle sostanze aromatiche
Anche a livello chimico, le due forme di incenso non potrebbero essere più diverse. La pianta ornamentale contiene oli essenziali come canfora e mentolo, responsabili del suo odore fresco e pungente, ma non produce resine né composti particolarmente complessi.
L’incenso vero e proprio, quello rituale, è invece ricco di acidi boswellici e di sostanze aromatiche che, bruciate, generano un profumo caldo, intenso, ricco di sfumature.
Questi elementi non solo rendono il fumo particolarmente persistente e caratteristico, ma gli attribuiscono anche proprietà terapeutiche riconosciute in molte medicine tradizionali.