Molti la lasciano fuori anche con la pioggia, convinti che una pianta così vigorosa non tema qualche goccia. Ma l’Erba miseria (Tradescantia), tanto generosa nella crescita quanto fragile sotto l’acqua, è una delle prime a soffrire se resta troppo a lungo bagnata.
Quando le piogge autunnali insistono per giorni e il terriccio non riesce più ad asciugarsi, le radici iniziano letteralmente a soffocare. Da lì, inizia un lento decadimento: foglie molli, fusti che si piegano e quella patina scura alla base che tradisce l’inizio del marciume.
È un problema comune a chi coltiva la pianta in balcone, ma se si interviene con prontezza è possibile salvarla quasi sempre.
COSA SCOPRIRAI
Quando la pioggia é un problema
L’Erba miseria non sopporta che il terreno resti bagnato troppo a lungo. Le sue radici, molto sottili e superficiali, hanno bisogno di aria tanto quanto di acqua. Se il substrato rimane fradicio per giorni, le cellule radicali iniziano a soffocare, e i primi segni visibili sono foglie molli, traslucide o cadenti, accompagnate da un odore di marcio proveniente dal terriccio.
Il fusto, soprattutto nella parte inferiore, può iniziare a scurirsi o a diventare molle: è il classico marciume del colletto, causato da funghi che proliferano in condizioni di troppa umidità.
Come asciugare la pianta
Se la pianta è rimasta all’aperto durante un temporale o sotto piogge continue, la prima cosa da fare è spostarla in un luogo asciutto e ventilato, lontano da correnti fredde. Non bisogna avere fretta di rimetterla subito al sole, perché la luce diretta su foglie bagnate può provocare scottature o peggiorare la disidratazione. Meglio lasciarla respirare, in ombra luminosa, finché il substrato non inizia ad asciugarsi in superficie.
Per accelerare il processo, si può sfilare il pane di terra dal vaso e lasciarlo all’aria per qualche ora, oppure appoggiarlo su carta assorbente che aiuti a drenare l’acqua in eccesso. Se il terriccio è troppo compatto, conviene sostituirlo subito con uno più leggero e drenante, composto da torba e perlite o sabbia grossolana.
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Il marciume del fusto
Quando l’acqua resta intrappolata a lungo tra gli internodi o nel terreno, può comparire un marciume bruno o nero alla base dei fusti. A quel punto non serve più aspettare che la pianta si riprenda: occorre intervenire in modo deciso.
Il fusto colpito non guarisce, e se lo si lascia attaccato rischia di trasmettere l’infezione alle parti ancora sane. Il modo più efficace per salvare la pianta è tagliare delle talee sane, lunghe almeno 8–10 cm, da porzioni di fusto ancora sode e di colore brillante.
Queste talee si possono mettere in acqua per qualche giorno, finché non sviluppano radici nuove, oppure direttamente in un vaso con substrato fresco e leggero. È un metodo semplice ma molto efficace: in pochi giorni la pianta torna a crescere, rigogliosa come prima.
Imparare a leggere i segnali
Dopo un episodio di eccessiva umidità, l’Erba miseria tende a perdere alcune foglie basali: è un meccanismo di autodifesa, con cui elimina i tessuti più danneggiati. Non bisogna spaventarsi, ma è importante osservare la pianta nei giorni successivi. Se i nuovi getti riprendono a crescere e le foglie mantengono un colore vivo, significa che l’apparato radicale si è stabilizzato. Se invece il marciume continua a risalire lungo i fusti, è necessario agire di nuovo con le talee, scartando ogni parte molle o annerita.
Per prevenire problemi futuri, la regola d’oro è non lasciare mai sottovasi pieni d’acqua e assicurarsi che il contenitore abbia un buon drenaggio. L’Erba miseria cresce bene anche in vasi piccoli, dove il terreno si asciuga più in fretta, e preferisce essere annaffiata poco ma spesso, solo quando il terriccio risulta asciutto al tatto.
Quando la pioggia diventa un’occasione
Nonostante la sua delicatezza verso l’umidità stagnante, l’Erba miseria apprezza molto la pioggia leggera e breve, quella che lava via la polvere e ridona brillantezza alle foglie. Se la pianta è in salute, qualche ora all’aperto durante un temporale estivo può essere benefica. Il problema nasce solo quando l’acqua non riesce a defluire.
