La Fittonia è una pianta che conquista subito per le sue foglie disegnate da venature vivaci, ma chi la tiene in casa sa che non è affatto semplice da gestire.
Cresce veloce, tende a riempire il vaso in poco tempo e, se le radici non hanno più spazio, comincia a “lamentarsi” in silenzio. Non serve aspettare che appassisca per capire che qualcosa non va: basta osservare i suoi segnali.
Capire quando travasare la Fittonia è il primo passo per mantenerla sana e colorata, evitando che perda tono o che le foglie inizino a piegarsi.
I segnali da notare
Non serve un calendario per capire che è arrivato il momento del travaso: è la pianta stessa a dircelo. Quando le radici cominciano a spingere fuori dai fori di drenaggio o a sollevare il terriccio, significa che il vaso è ormai troppo piccolo. A volte il segnale è meno evidente: la Fittonia si affloscia anche se il terreno è umido, oppure asciuga troppo velocemente tra un’annaffiatura e l’altra. In entrambi i casi, il problema è lo stesso: le radici non riescono più a respirare e non trattengono bene l’acqua.
Osservando attentamente, si può notare anche che le foglie nuove diventano più piccole e meno colorate: è un segno di stress dovuto alla mancanza di spazio. Se poi il terriccio appare compatto, quasi indurito, e l’acqua fatica a penetrare, il travaso non è più un’opzione ma una necessità.
Scegliere il vaso giusto
La Fittonia ama l’umidità costante ma non sopporta i ristagni. Per questo serve un vaso con fori di drenaggio, leggermente più largo di quello attuale ma non troppo profondo. Aumentare di una sola misura è l’ideale: un vaso troppo grande trattiene troppa acqua e può far marcire le radici.
Il materiale migliore è la terracotta, che permette al terreno di respirare, ma anche un vaso in plastica con sottovaso funziona bene se si controllano spesso le irrigazioni. È importante che il nuovo contenitore non sia freddo: se si travasa in autunno o in inverno, meglio tenerlo qualche ora in casa prima di usarlo, così da non stressare le radici con uno sbalzo di temperatura.
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Come travasare la Fittonia
Il momento ideale per travasare è la primavera, quando la pianta riprende la crescita, ma si può intervenire anche in autunno se mostra chiari segni di sofferenza. Prima di iniziare, è fondamentale bagnare leggermente il terreno nel vaso vecchio: in questo modo il pane di terra si compatta e le radici si liberano più facilmente.
Poi si estrae delicatamente la pianta, sostenendo la base con una mano e inclinando leggermente il vaso. Una volta fuori, conviene osservare lo stato delle radici: se sono molto fitte o formano una spirale, vanno districate con cura, tagliando con forbici pulite quelle secche o annerite. È un gesto delicato ma fondamentale, perché solo radici sane possono ripartire dopo il travaso.
Nel nuovo vaso si prepara uno strato sottile di argilla espansa o ghiaia per favorire il drenaggio, poi si aggiunge del terriccio nuovo — morbido, leggero e ricco di torba. La Fittonia ama i substrati acidi, quindi si può arricchire la miscela con un po’ di fibra di cocco o perlite. Una volta posizionata la pianta, si aggiunge il terreno intorno alle radici e si compatta con le dita, senza pressare troppo.
Dopo il travaso, si bagna con poca acqua, giusto per umidificare il nuovo terreno, e si posiziona la Fittonia in luce diffusa, lontano dal sole diretto. Nei giorni successivi è normale che la pianta appaia un po’ stanca: sta adattandosi al nuovo ambiente radicale. In breve, però, tornerà tesa, con le foglie vivaci e i colori più accesi.
Dopo il travaso
Nelle prime settimane non serve concimare: le radici devono concentrarsi sulla ripresa e il nuovo terriccio contiene già nutrienti sufficienti. L’umidità va mantenuta costante ma senza eccessi, controllando sempre che l’acqua non ristagni nel sottovaso. Un piccolo trucco utile è vaporizzare le foglie con acqua a temperatura ambiente, per creare un microclima umido che la Fittonia adora.
Travasare questa pianta non è un’operazione difficile, ma richiede attenzione e delicatezza. Chi impara a leggere i segnali che la Fittonia manda — il ritmo dell’acqua che cambia, le radici che spingono, le foglie che si afflosciano — scopre che il travaso non è un trauma, ma un modo per rimetterla in forma.
