Dopo tanto tempo ho capito quali Errori commettevo nel curare la Sansevieria

Ho provato anno dopo anno a coltivare una pianta che viene ritenuta indistruttibile e tanto resistente, la sansevieria.

Puntualmente dopo qualche mese cominciava ad avere seri problemi di sopravvivenza, mostrati sulle foglie.

Per prove ed errori finalmente ho capito quali erano quelli che la mettevano a  dura prova. Te ne parlo di seguito.

La lasciavo sempre nello stesso vaso

Con la convinzione che questa pianta possa resistere ad ogni forma di stress e non abbia bisogno di nulla, tendiamo a tenerla sempre nello stesso vaso per anni.

Se passa più di un anno dall’ultimo rinvaso o dall’acquisto è buona cosa intervenire con un rinvaso, anche se non vi sono evidenze come quelle elencate.

Anche la sansevieria, come tutte le altre piante, ha bisogno di terriccio fresco e nuovamente ricco di nutrienti che si esauriscono con il tempo.

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La scelta del vaso adatto è un buon punto di partenza e richiede che vi siano le dovute attenzioni in fatto di materiali e dimensioni.

Procurati un vaso dal diametro di non oltre i 5 cm in più di quello dell’apparato radicale della pianta.

Un vaso di grosse dimensioni deve contenere troppo terriccio. Dal momento che la sansevieria ha un apparato radicale che cresce in modo lento e contenuto, tutto questo terriccio resterebbe ammassato e non attraversato da radici, quindi non drenato e sempre umido.

Nel caso della sansevieria potrebbe essere maggiormente indicato un vaso in plastica, in grado di non trattenere troppa umidità.

Innaffiavo dall’alto

Le foglie spesse e carnose trattengono grandi quantità di acqua. Questa sua caratteristica la rende suscettibile al marciume radicale poiché non ha bisogno di molta acqua.

Innaffia la sansevieria solo quando i primi 5 cm di terreno sono completamente asciutti: assicurati che l’acqua abbia la possibilità di uscire dal fondo del vaso attraverso i fori di drenaggio.

Innaffia partendo dal basso, cioè immergendo per alcuni centimetri il vaso in acqua senza bagnare le foglie o la parte superficiale del terriccio. Se rispetti il suo bisogno in fatto di innaffiature e non rispetti programmi fissi potrai preservare la pianta dal marciume.

Non nutrivo il terriccio

Nel tempo notavo spesso foglie ingiallite con una evidente carenza di nutrienti dovuto ad un terriccio ormai assente e di conseguenza assenza di materiali organici che si disciolgono con le innaffiature e nutrono adeguatamente la pianta.

Puoi utilizzare dei concimi azotati al momento del rinvaso così da rinvigorire il terriccio dopo anni e fornire alla pianta proprio l’elemento principale responsabile della cura delle parti verdi, cioè l’azoto.

Puoi servirti di concimi liquidi da diluire oltre le dosi consigliate per evitare che possano bruciare le radici oppure servirti di fertilizzanti liquidi fai da te ottenuti con fondi di caffè, ricchi di azoto e altri Sali minerali e non dannosi anche se in sovradosaggio.

Non pulivo le foglie

La prima così a cui bisogna pensare è che, come ogni parte della nostra casa, anche la superficie delle foglie può essere ricoperta da polvere. La polvere può ostruire i pori che consentono la respirazione fogliare e, se a contatto con umidità, può divenite appiccicosa e formare una vera  e propria patina.

Una foglia sporca ha un margine di assorbimento di luce minore poiché proprio lo sporco impedisce alla superficie della foglia di godere della luce e questo compromette la vitalità della pianta che produce energia proprio tramite la fotosintesi attivata dalla luce.

La superficie della foglia è ricoperta da piccole valvole responsabilidella respirazione della pianta, gli stomi. Lo sporco e la patina che ricopre la superficie della foglia può ricoprire anche gli stomi e limitare la respirazione fogliare.

Puoi sfruttare la capacità pulente, disinfettante e lucidante del limone in una soluzione a base di acqua di rubinetto e succo di limone in rapporto 50/50.

Utilizza un panno in microfibra imbevuto della soluzione strofina entrambe le facce della foglia lanceolata e asciugala con cura.


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Le immagini presenti in questo articolo sono di proprietà di Meraki s.r.l.s.

Giuseppe Iozzi
Giuseppe Iozzi
Nato a Napoli. Psicologo, col pollice verde. Ascolto i pazienti per professione, parlo alle piante per passione.