Per la dipladenia piena di fiori scegli il terriccio adatto controllando il pH

La dipladenia fiorisce davvero quando le sue radici respirano in un terriccio drenante, leggero e con un pH leggermente acido. È qui che ci si gioca la stagione: se il suolo è troppo compatto o il pH sbilanciato, la pianta reagisce con foglie spente, boccioli che cadono e fioriture timide. Non serve “più concime”, serve il terreno giusto, impostato subito e mantenuto stabile nei mesi.

L’obiettivo è semplice: creare una casa per le radici che trattenga l’umidità quel tanto che basta, scoli l’eccesso in pochi secondi e mantenga il pH nella forchetta 5,5–6,5, dove ferro e microelementi restano disponibili e la produzione di fiori decolla.

Quando il pH sale oltre 6,8–7, la dipladenia non “mangia” più bene il ferro: compaiono clorosi (nervature verdi e lamina che ingiallisce), la fotosintesi rallenta e i boccioli non si aprono. Puoi misurare il pH con un metodo fai da te.

Se invece scende sotto 5,2, le radici si irritano, i sali si concentrano e i nuovi getti rimangono corti e fragili. In mezzo c’è la zona felice: 5,5–6,5, il punto in cui la pianta assorbe tutto ciò che serve ai fiori, senza stress.

Immagina un impasto che unisce struttura e aria. La base può essere un terriccio per piante fiorite, ma alleggerito. Una ricetta pratica: parte organica morbida (torba bionda o fibra di cocco ben idratata) per trattenere l’umidità fine; corteccia di pino compostata per ossigenare e dare acidità naturale; inerte drenante (perlite o pomice fine) per far scorrere l’acqua.

Il risultato è un substrato che non si compatta, asciuga in modo omogeneo e mantiene il pH nella fascia giusta più a lungo. Se vivi in zona con acqua calcarea, questa miscela è ancora più importante: contrasta la tendenza del pH a risalire.

Tutorial passo dopo passo

Valutare il punto di partenza
Prima di toccare il vaso, prendi un cucchiaio di terriccio dalla parte centrale (non solo in superficie), mettilo in un bicchierino e aggiungi acqua demineralizzata in rapporto 1:2 (una parte di terra, due d’acqua). Mescola, attendi 10 minuti e misura con cartine tornasole o un pH-metro tarato. Se leggi 5,5–6,5, sei già sulla strada giusta; se il valore è oltre 6,8 o sotto 5,2, programma la correzione.

Preparare la miscela
In una bacinella unisci una quota di substrato organico morbido, una quota di corteccia di pino compostata e una quota di perlite/pomice (le proporzioni possono essere, in pratica, circa 1/1/1 a volume). Aggiungi un pugno di compost maturo setacciato per attivare la vita microbica. Inumidisci con acqua piovana fino a ottenere un impasto umido ma non gocciolante: deve stare insieme se lo stringi, ma sgranarsi subito dopo.

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Rinvaso intelligente
Scegli un vaso di un numero appena superiore (non enorme) con fori generosi; terracotta o plastica spessa vanno bene, l’importante è che dreni. Metti sul fondo uno strato sottile di inerte grossolano, riempi per metà con la miscela e adagia la dipladenia, mantenendo il colletto un dito sopra il livello finale del terriccio. Completa riempiendo gli spazi e non comprimere eccessivamente: le radici vogliono aria.

Prima irrigazione di “assestamento”
Bagna con acqua a basso contenuto di sali (piovana, osmotica o demineralizzata) fino a vedere un filo di deflusso dai fori. Questo serve a “sedere” il substrato senza compattarlo. Evita il sottovaso carico d’acqua: svuotalo dopo pochi minuti.

Correggere il pH, se serve
Se al Passo 1 il pH era alto, incorpora nella miscela una piccola quota di zolfo elementare finemente macinato (dosaggi prudenziali, seguendo l’etichetta) o pianifica irrigazioni periodiche con acido citrico molto diluito per abbassare gradualmente il pH. Se era troppo basso, lavora una spolverata di calcare dolomitico nella miscela prima del trapianto. Entrambi gli interventi si fanno a micro-dosi: l’obiettivo è accompagnare, non stravolgere. Dopo 3–4 settimane, rifai il test pH sul substrato umido e verifica di essere entrato nella fascia 5,5–6,5.

Mantenere stabile ciò che hai creato
Usa per l’irrigazione sempre la stessa fonte d’acqua morbida; l’acqua di rubinetto molto dura fa risalire il pH in pochi mesi. Ogni 6–8 settimane esegui un’annaffiatura di lavaggio: molta acqua morbida fatta scorrere dal bordo del vaso per eliminare i sali accumulati. Concima in modo sobrio e costante con prodotti per piante fiorite, evitando eccessi di azoto che alzano il pH e spingono solo foglie.

Come riconoscere subito se il terreno non va

La dipladenia lo dice presto: boccioli che seccano prima di aprirsi, foglie nuove giallo-lime con nervature verdi (clorosi ferrica) e crescita “imballata” sono segnali tipici di pH troppo alto.

Se invece il pH è sceso troppo, le punte possono brunire e la pianta sembra “bruciata” pur con bagnature corrette. In entrambi i casi, prima di aumentare concimi o acqua, controlla il pH: spesso bastano un piccolo aggiustamento e acqua più dolce per vedere i boccioli ripartire.

Il substrato migliore fallisce se resta fradicio o se si asciuga a lastra. Innaffia sempre a fondo e poi lascia scolare; ripeti solo quando i primi 3–4 cm di terriccio sono asciutti al tatto.

In esterno, proteggi il vaso dalla pioggia battente autunnale: troppa acqua dilava i nutrienti e altera il pH. In estate calda, uno strato sottile di corteccia in superficie limita l’evaporazione senza chiudere il suolo; in inverno mite, rimuovilo o sfoltiscilo per non trattenere troppa umidità.


Photo Credits:

Le immagini presenti in questo articolo sono di proprietà di Meraki s.r.l.s.

Gianluca Grimaldi
Gianluca Grimaldi
Da sempre sono appassionato di fiori e piante, di giardinaggio e di tutto quello che è "verde". Credo che la parola "ecologia" sia sinonimo della parola "futuro".