Mentre ero in auto in un grigio giorno invernale, osservando le facciate dei palazzi, ho notato una facciata completamente ricoperta di verde.
Soffermandomi di più con lo sguardo, ho subito riconosciuto le sottili e sinuose fronde dell’Edera e ho deciso di saperne di più.
Da qui è partita la mia scoperta di questa pianta che, sicuramente già conoscevo, ma non avevo mai iniziato a coltivare. Proverò a raccontarti in breve la mia esperienza.
COSA SCOPRIRAI
La prima piantina di edera
La mia prima piantina di edera era davvero di piccole dimensioni: l’avevo acquistata dal fioraio e si trattava davvero di una pianta con poche fronde in un piccolo vasetto in plastica.
Il mio sogno era quella di riuscire a farla arrampicare verso l’alto, lungo una ringhiera del mio balcone.
Così, armatomi di un po’ di pazienza, aveva rinvasato la pianta in un vaso più grande e l’avevo messa ai piedi della ringhiera dove volevo che l’edera si arrampicasse.
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Gli errori
Per giorni mi sono chiesto quale errore avessi commesso. La verità, ahimè, è che ne avevo commesso più di uno.
Innanzitutto, come mi ha spiegato poi il vivaista, avevo rinvasato la pianta nel periodo sbagliato. Pur essendo molto resistente, infatti, il periodo migliore per rinvasare l’edera è la primavera quando le temperature più alte aiutano la pianta a riadattarsi.
Un altro sbaglio era, poi, quello del vaso utilizzato. Avevo rinvasato l’edera in un vaso da pavimento troppo grande per le dimensioni della pianta che andava prima rinvasata in un vaso più adatto alle sue dimensioni.
Infine, avevo sbagliato punto dove mettere la mia edera! Il punto dove l’avevo messa riceveva piena luce per tutto il mattino. Questa pianta, però, ama i luoghi più ombreggiati, così avevo praticamente lasciato che i raggi diretti del sole bruciassero le sue foglie più delicate.
Come ho risolto
Con la piantina di edera successiva ho provato, ovviamente, a non commettere gli stessi errori.
Ma la cosa più importante che ho fatto è rinvasare l’edera in un vaso con apposito supporto per la crescita. Come ho scoperto da alcune ricerche online, infatti, l’edera ha bisogno di un supporto adatto per poter crescere verso l’alto o deve fare uno sforzo eccessivo per raggiungere i supporti più vicini (nel mio caso le ringhiere).
Se non vuoi acquistare un vaso con supporto o grata, puoi anche scegliere di costruire tu un supporto fai da te alle fronde di questa pianta, guidandole gradualmente verso l’alto.
Il fascino millenario
Una scoperta che va al di là della coltivazione dell’edera ha a che fare con le sue mille storie.
Per secoli, anzi millenni, l’edera ha attirato su di sé lo sguardo dei curiosi proprio per le sue caratteristiche e il suo aspetto unico. Così, tantissime sono le storie nate intorno a questa pianta.
Come ho scoperto da un amico appassionato di mitologia, secondo gli antichi greci l’edera era in origine un giovane di nome Cisso.
Cisso si esibiva nelle feste in onore di Dioniso con balli e acrobazie. Un giorno, però, si ferì.
Per impedirne la morte, Dioniso lo trasformò in una pianta: l’edera, appunto, che proprio come Cisso è agile e capace di arrampicarsi ovunque.
Una pianta da scoprire
Dopo un po’ di tempo dal mio primo approccio all’edera, posso trarre alcune considerazioni su questa pianta.
I pregiudizi che fanno sbagliare
Di solito, tutti quelli che l’acquistano la prima volta restano un po’ spiazzati. Dopo aver sentito che si tratta di una pianta super resistente, magari hanno a che fare con alcune difficoltà legate soprattutto all’esposizione.
Basta, però, prendere un po’ di confidenza con l’edera per capire come si fa a sfruttare davvero questa sua resistenza che è quasi una caparbia agli ostacoli atmosferici. Non è tipico delle altre piante, infatti, resistere così bene al freddo o alle intemperie, oltre al fatto che l’edera può essere davvero longeva.
La mia situazione attuale
Attualmente, l’esemplare che ho in balcone è cresciuto andando finalmente ad aggrovigliarsi lungo la ringhiera così come volevo sin dall’inizio. L’intenzione attuale è quella di riuscire a rendere più fitte le sue fronde.
Un altro esemplare, invece, l’ho collocato in casa, mettendolo lontano da fonti di calore artificiali e in ambienti abbastanza arieggiati.