Queste piante le troviamo sempre a casa dei nonni per un motivo

Le case dei nonni custodiscono spesso piante che evocano ricordi di infanzie trascorse tra merende, profumi di cucina e chiacchiere in salotto.

Cinque di queste compagne verdi – robuste, familiari e generose – continuano a popolare davanzali e corridoi, portando con sé un senso di nostalgia rassicurante. Scopriamo quali sono, perché le ritroviamo così spesso e come prendersene cura per tramandarne la tradizione.

Geranio del balcone

Il geranio – in verità un Pelargonium – svetta in cassette di legno o plastica che sormontano ringhiere e finestre, diffondendo il suo inconfondibile profumo d’estate. Lo si trova dai nonni perché è instancabile: tollera brevi dimenticanze d’acqua e regala fiori rossi, rosa o bianchi da maggio a ottobre.

Ama il sole, richiede terriccio ben drenato e concime liquido ogni due settimane in stagione calda. D’inverno basta un angolo luminoso e qualche annaffiatura sporadica per mantenerlo vivo fino alla primavera successiva.

Lingua di suocera

La sansevieria, con le sue foglie spadiformi striate di verde e giallo, campeggia spesso nell’ingresso o sul pianerottolo. Le generazioni passate la apprezzavano perché “non muore mai”: resiste a luce scarsa, aria secca e rare annaffiature.

Le radici carnose immagazzinano acqua, perciò si irriga solo quando il terriccio è completamente asciutto. Un vaso profondo, un terreno leggermente sabbioso e una spolverata alle foglie ogni tanto sono sufficienti a farla prosperare per decenni.

Falangio a cascata

Il falangio – detto anche nastrino – pende da cestini appesi, con lunghe foglie variegate che rilasciano piccoli germogli aerei. È la pianta che i nonni regalavano ai nipoti: stacca un germoglio, mettilo in acqua e radicherà in pochi giorni, prolungando la sua storia da una casa all’altra. Gradisce luce indiretta, terreno leggero e umido ma mai fradicio. In primavera un pizzico di concime universale rinvigorisce il fogliame, mentre d’estate un’esposizione ventilata evita punte secche.

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Hoya carnosa

Detta pianta di cera, la hoya si arrampica su fili di ferro in veranda e sorprende con ombrelle di fiorellini cerosi profumatissimi. I nonni la coltivavano per la sua fioritura notturna, considerata portafortuna.

Cresce lentamente ma vive a lungo se non la si disturba: non ama essere rinvasata spesso né spostata. Necessita di luce abbondante ma diffusa, irrigazioni moderate e un substrato leggero con un po’ di corteccia di pino. In inverno va tenuta più asciutta per stimolare la fioritura estiva.

Ficus elastica

Il ficus elastica, con le foglie grandi e lucide color verde scuro, troneggia nei salotti anni Sessanta. I nostri nonni lo sceglievano perché “pulisce l’aria” e sopporta le temperature di casa. Vuole luce brillante senza sole diretto, irrigazioni regolari ma non eccessive e un vaso che contenga bene le radici senza esagerare con le dimensioni. Una spugna umida sulle foglie ogni mese elimina la polvere e favorisce la respirazione; in estate gradisce una doccia tiepida sul terrazzo.

Coltivare queste piante oggi significa portare sul nostro balcone o in soggiorno un frammento di memoria, un filo verde che unisce generazioni diverse attraverso semplici gesti di cura quotidiana.


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Le immagini presenti in questo articolo sono di proprietà di Meraki s.r.l.s.

Gianluca Grimaldi
Gianluca Grimaldi
Da sempre sono appassionato di fiori e piante, di giardinaggio e di tutto quello che è "verde". Credo che la parola "ecologia" sia sinonimo della parola "futuro".