Quando si passa accanto al vaso del ciclamino e si percepisce un cattivo odore, pungente e sgradevole, è il momento di fermarsi e prestare attenzione. Un profumo di terra umida è normale, specialmente dopo un’annaffiatura recente.
Ma se quell’odore ricorda qualcosa di marcio o stantio, potrebbe esserci un problema serio sotto la superficie.
Molti non lo sanno, ma l’odore anomalo che proviene dal vaso del ciclamino è spesso il primo segnale di un problema invisibile a occhio nudo: il marciume radicale o bulbare.
Quando il terriccio resta troppo bagnato per troppo tempo, le radici e il bulbo non riescono a respirare e finiscono per soffocare, marcire e infettarsi. Ed è proprio da lì, da quelle parti nascoste, che arriva quell’odore sgradevole.
Cosa significa davvero quell’odore?
Il ciclamino è una pianta che ama l’umidità, ma solo in misura controllata. Il suo bulbo, semisepolto nel terriccio, è delicato e sensibile ai ristagni. Quando si esagera con l’acqua, o quando il drenaggio del vaso non è ottimale, l’umidità in eccesso crea un ambiente perfetto per muffe, batteri e marciumi.
Le radici cominciano a decomporsi, e il bulbo – che dovrebbe essere sodo e compatto – si ammorbidisce, diventa scuro, si sbriciola. E quel cattivo odore è l’avviso che la pianta ci sta lanciando: qualcosa non va.
Come intervenire
A questo punto è fondamentale agire con decisione, ma con delicatezza. Il vaso va svuotato completamente e il ciclamino va estratto dalla terra. Si osserva il bulbo: se ci sono parti molli, scure o viscide, sono purtroppo già colpite dal marciume. Queste parti vanno rimosse con un coltello ben pulito, tagliando finché non si arriva a tessuti sani. Le radici danneggiate vanno eliminate nello stesso modo.
Una volta ripulito il bulbo, è importante disinfettarlo. Basta immergerlo per pochi minuti in una soluzione leggera di acqua e bicarbonato, oppure spolverarlo con un pizzico di cannella in polvere, che ha proprietà antifungine naturali.
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Poi si lascia asciugare all’aria, in un luogo fresco e ombreggiato, per almeno due o tre giorni. Questo passaggio permette al bulbo di rimarginarsi e di evitare che l’umidità residua favorisca nuove infezioni.
Solo dopo questo riposo si può pensare di rinvasare. Ma stavolta con un terriccio nuovo, leggero e ben drenato, e con un vaso dotato di fori che permettano all’acqua di defluire senza ristagni.
Può sembrare un’esperienza negativa, ma in realtà è un’occasione preziosa per conoscere meglio la pianta. Il cattivo odore non è un dispetto della natura: è una richiesta d’aiuto, un messaggio che arriva prima che sia troppo tardi. Se si impara ad ascoltarlo, si può salvare la pianta, rafforzarla e permetterle di tornare a fiorire quando tornerà la sua stagione.