Dopo diversi giorni di pioggia, è normale chiedersi se, oltre ai danni provocati dall’acqua, il terreno possa essersi acidificato e quanto questo cambiamento influenzi davvero le piante.
Le precipitazioni, infatti, non hanno tutte la stessa composizione e il loro effetto sul suolo può variare a seconda della durata del maltempo, del tipo di terreno e dei minerali già presenti.
Comprendere come la pioggia interagisce con il pH del terreno permette di valutare meglio lo stato del suolo dopo periodi molto umidi e di intervenire, quando necessario, in modo semplice e mirato.
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Perché si parla di pioggia acida
La pioggia viene definita “acida” quando presenta un pH inferiore a 5,6, valore che rappresenta la normale acidità dell’acqua piovana per via dell’anidride carbonica naturalmente presente nell’atmosfera. La formazione di piogge più acide è legata soprattutto alle emissioni di zolfo e azoto provenienti da attività industriali, traffico e combustioni. Questi composti reagiscono con il vapore acqueo formando acidi capaci di abbassare ulteriormente il pH delle precipitazioni.
Oggi la pioggia risulta generalmente meno acida rispetto al passato grazie alla riduzione delle emissioni industriali, ma episodi localizzati possono comunque verificarsi. Per questo motivo la definizione viene ancora utilizzata, anche se nella maggior parte dei casi le precipitazioni restano entro valori considerati non dannosi per il suolo.
Come la pioggia modifica il pH del terreno
Il pH del terreno può cambiare in seguito alle precipitazioni, ma l’effetto reale dipende da diversi fattori. L’acqua piovana, anche quando ha un pH nella norma, esercita un’azione di dilavamento che porta via sali nutritivi come calcio, magnesio e potassio. Questi elementi svolgono un’importante funzione tampone e contribuiscono a mantenere il terreno su valori più neutri. Quando vengono dispersi, il suolo può diventare leggermente più acido.
Terreni ricchi di carbonati reagiscono meno ai cambiamenti, mentre quelli già acidi o sabbiosi sono più sensibili. Nella maggior parte dei casi il cambiamento non è immediato: servono piogge frequenti o prolungate per osservare una variazione significativa del pH.
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Gli effetti dei giorni di maltempo sul suolo
Quando il maltempo dura a lungo, l’effetto non dipende solo dalla pioggia ma anche dalla saturazione del suolo. La mancanza di ossigeno e l’eccesso d’acqua riducono l’attività dei microrganismi aerobici e favoriscono processi che portano a una ulteriore acidificazione. Il terreno tende a compattarsi, a diventare meno arieggiato e a ridurre la disponibilità di alcuni nutrienti importanti per molte piante.
Dopo diversi giorni di precipitazioni, il pH è spesso inferiore rispetto all’inizio del periodo piovoso, anche se di solito la variazione rimane moderata. Alcuni elementi, come il ferro, diventano più facilmente assimilabili, mentre altri, come il calcio, si riducono ulteriormente con il dilavamento.
Come ristabilire l’equilibrio del terreno
Dopo un periodo molto piovoso, il primo passo utile è migliorare la ossigenazione del suolo. Smuovere leggermente la superficie permette all’aria di raggiungere gli strati più profondi e favorisce la ripresa dei microrganismi utili. L’aggiunta di compost maturo o humus migliora la struttura, facilita il drenaggio e contribuisce a stabilizzare il pH in modo naturale. Si possono usare anche le foglie secche autunnali.
Quando si osserva un aumento dell’acidità, materiali come la polvere di roccia basaltica o piccole quantità di calcare dolomitico possono aiutare a riequilibrare il terreno gradualmente. Spesso, comunque, basta attendere qualche giorno di tempo asciutto: il terreno tende a recuperare da solo una parte del proprio equilibrio naturale.
Nel complesso, la pioggia non provoca cambiamenti drastici, ma può influenzare temporaneamente il pH del terreno. Con pochi accorgimenti mirati e un suolo ben strutturato, l’equilibrio si ristabilisce facilmente.
